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INNOCENZO X PAMPHILJ I° edizione

Arte e potere a Roma nell'età barocca

A cura di: Alessandro Zuccari e Stefania Macioce
Autori: Maurizio Calvesi, Claudio Strinati, Maurizio Marini, Sandro Corradini, Paolo Portoghesi, Rosanna Barbiellini, Olga Melasecchi, Laura Russo
Prefazione: Alessandro Zuccari
Formato: 21 x 29
Numero Illustrazioni: oltre 120 tra quadri e incisioni
Carta: patinata opaca gr 170
Rilegatura: cartonato
Allestimento: cucitura a filo refe
Lingua: italiano

 

Categoria:

Descrizione

Innocenzo X Pamphilj I° edizione

Il decennio del governo di Innocenzo X, tra il 1644 e il 1655, è indubbiamente tra i più fecondi nello sviluppo del barocco romano, superato nella cura delle arti soltanto dai pontificati di Urbano Vili e Alessandro VII. Non si tratta di un periodo economicamente e politicamente favorevole per la Sede di Pietro e gli Stati italiani a causa del progressivo spostamento al Nord del cuore pulsante della vita europea. Dagli anni Trenta del Seicento i civilissimi centri d’Italia perdono spazio e privilegi nelle dinamiche di potere e di mercato, avviandosi a quella crisi che Fernand Braudel definisce «perdita della supremazia italiana» chiarendo che si tratta, pur sempre, di una splendida decadenza. Papa Pamphilj avverte le difficoltà del momento e tenta, da abile diplomatico, di affermare il suo ruolo di mediatore tra le grandi potenze europee. I risultati non sono soddisfacenti, come non sono favorevoli per il cattolicesimo romano le condizioni di pace dei trattati di Westfalen, che pongono fine alla lacerante guerra dei Trent’anni. A Roma si vivono momenti di tensione, sia contro lo strapotere dei Barberini che sono costretti a fuggire, sia per gli echi di questioni esterne, non ultima la rivolta napoletana guidata da Masaniello. Il governo di Papa Pamphilj non riesce a raggiungere la condizione di pace tanto auspicata. Ne soffre anche lo sviluppo delle arti, come lamenta Giovan Battista Passeri: «intanto non ricompariva la quiete necessaria alla pittura».In questo contesto Innocenzo X promuove una “politica d’immagine” che evidenzia le sue ambizioni di governo attraverso imprese artistiche di grande prestigio. Le sue iniziative sono animate dal duplice intento di privilegiare gli interessi familiari e di valorizzare alcuni luoghi simbolici che sottolineino il primato della Chiesa di Roma. Per affermare la presenza (e il potere) dei Pamphilj nella città, Innocenzo creò tre poli: Piazza Navona con il palazzo e la chiesa gentilizi e il “trofeo” della Fontana dei Quattro Fiumi, la villa suburbana di Porta San Pancrazio e il Palazzo di Montecitorio, destinato al ramo Ludovisi della famiglia Pamphilj. Per rilanciare la Sede pontificia egli promosse il ripristino della basilica costantiniana di San Giovanni in Laterano, «prima Sede» del successore di Pietro e «madre» di tutte le chiese cattedrali. Accanto a queste imprese ne promosse altre «di pubblica utilità», tra le quali basta ricordare la costruzione delle Carceri Nuove in via Giulia, che esprimono la preoccupazione di modernizzare e umanizzare alcune strutture del governo civile di Roma. Arte e potere effettivamente si abbracciano durante un pontificato che non intende rinunciare al suo prestigio e si ammanta di opere e di immagini, raffinate e grandiose, per suscitare meraviglia e ottenere credibilità.

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