Descrizione
Le Carte Nautiche di Piri Re’is
MODALITA’ DI SPEDIZIONE DA CONCORDARE CON L’EDITORE PER OTTIMIZZARE LE SPESE
Le tavole qui riprodotte in edizione anastatica sono tratte dal Kitab-i-bahrìye – Codice Marsili 3609, custodito nella Biblioteca della Università di Bologna, e riguardano i litorali di alcuni degli Stati italiani esistenti all’epoca nella Penisola. Accanto alle carte nautiche italiane che, tra il XIII ed il XVI secolo, diedero il loro apporto alla nascita della moderna geografia del Mediterraneo, un posto di rilievo deve essere riservato ad un portolano della cartografia cinquecentesca turca: il Kitab-i-bahrìye, composto in due riprese, nel 1521 e nel 1526, da Piri Re’is, ammiraglio- cartografo di Solimano il Magnifico, che nato verso il 1470 a Gallipoli sui Dardanelli morì a tarda età in Egitto nel 1554. Egli aveva imparato a conoscere i paesi e le coste di quasi tutti i mari allora noti, navigando e combattendo, dapprima, nella guerra di corsari accanto allo zio Kemal Re’is, artefice delle vittorie ottomane di Pianosa, Egina, Morea, dei primi anni del cinquecento e, poi, in qualità di comandante supremo delle flotte del Sultano. In questo suo lavoro cartografico la tradizione dotta degli eruditi e la scienza empirica dei marinai si incontrano e si fondono felicemente per formare quella che E.Sachau giudicò una tra le opere più significative della letteratura ottomana. Quando Piri Re’is scrisse e disegnò il proprio portolano, il Mediterraneo non rappresentava per i Paesi che vi si affacciavano una pianura liquida matrice di scambi e di esperienze comuni, si frantumava , invece, in tanti specchi d’acqua delimitati da nazioni e da popoli ostili gli uni agli altri, che si consideravano reciprocamente pericolosi. Piri Re’is superò quelle barriere e, indipendentemente dalle cause contingenti, certo anche di natura bellica, che lo inducevano a redigere il Kitab-i- bahrìye, cercò di trasmettervi anche le proprie impressioni di viaggiatore tanto sulle genti amiche quanto su quelle nemiche e, quasi a creare tra loro un primo punto d’incontro, ne illustrò gli ordinamenti politici, ne analizzò le economie e ne descrisse le tradizioni, adoperandosi sempre di mettere in evidenza tutti quegli elementi che potessero essere fatti risalire ad una comune matrice culturale. Anche per questo motivo, quindi, e non soltanto per la bellezza e precisione delle carte, la sua opera è patrimonio ormai dell’intera civiltà del Mediterraneo.